Il teatro "Del Rubicone" e il sipario di Cesare - Centro Studi Rubicone - dBlog piattaforma CMS Open Source per Blog

RubicOnLine

Centro Studi Rubicone

...

design by

Roberto Marone

powered by dBlog CMS ® Open Source

 
\\ Home Page : Articolo
Il teatro "Del Rubicone" e il sipario di Cesare
Le prime notizie di un teatro a Savignano sono nella Cronaca del Faberi, che parlando della costruzione nel 1765 del Palazzo Pretoriale e del Magazzino dell'Abbondanza, cioè del granaio pubblico dice «è riuscito non solamente un abbondante Magazeno da grano, ma anche sopra al medesimo un sito commodo per farvi un teatro, et fu alzato, e coperto detto magazeno, e teatro per miracolo stante la stagione buona, e calda».

Il teatro di Savignano venne costruito all’interno del Palazzo Municipale fra il 1799 e il 1800, grazie all’iniziativa dell’archeologo Bartolomeo Borghesi e del letterato Giulio Perticari, i quali formarono una società che assunse la spesa della costruzione e dell’arredamento del teatro stesso. Messo a disposizione gratuitamente il locale dal Comune, la società si compose di fatto per dare inizio ai lavori, al termine dei quali la spesa fu di circa 11.000 lire.

Il teatro del Rubicone, così venne denominato in onore del celeberrimo fiume che attraversa Savignano, potè vantare di aver ospitato tradizioni artistiche di prim’ordine, dalla lirica all’operetta e alla prosa: la sera del 15 Agosto 1871, anniversario della sua nascita, Giosué Carducci lesse l’inno in ottonari "A Giulio Perticari", dedicato al famoso letterato.

Nacque anche una filodrammatica tutta savignanese che ottenne un grande successo con "Il lupo di mare", ne fecero parte il M.o Ronci, il prof. Tinti, il barbiere Mazzotti, le sorelle Abbondanza, Graziani, la Squadrani, mentre il regista era l’Avv. Gino Vendemini.

Nel 1924 la Filodrammatica Savignanese mise in scena un lavoro pro-erezione del Monumento ai Caduti della guerra 1915-1918, invece all’inizio degli anni Trenta, si trasformò in Compagnia Savignanese di Prosa, ma la catastrofe è vicina e la guerra segnerà la fine del teatro.

Di forma ovale, con due ordini di palchi, loggione e platea, il Teatro venne parzialmente danneggiato durante il passaggio del fronte e nell’inverno 1944 letteralmente spogliato dai savignanesi, alla ricerca di cose da bruciare per riscaldarsi dal freddo o per riparare alla meglio i tetti delle case dalla pioggia e dalla neve.
Nelle città che si contendevano il corso del Rubicone, il sipario dei teatri maggiori raffigurava Cesare e il passaggio del celebre fiume.

Il sipario di Rimini ad opera di Francesco Coghetti, ancora oggi esistente, quello di Santarcangelo attribuito a Marco Capizzucchi, di cui resta un disegno preparatorio ed infine il telone di Savigna no di Antonio Mosconi, preceduto cronologicamente da un sipario “comodino” di medesimo soggetto del forlivese Pompeo Randi, entrambe perduti.

(Cristina Ravara Montebelli - da "Guida alla mostra documentaria Alea Iacta Est. GIulio Cesare a Savignano sul Rubicone")
Articolo Articolo  Storico Storico Stampa Stampa
I commenti sono disabilitati.