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Il lungo corso del Rubicone

Cosa possono avere in comune una compagnia finanziaria olandese ed un faro in California, un gruppo rock britannico ed un produttore di cartoni animati in Giordania, un vino ed una jeep? Risposta: il nome. Rubicone - o Rubicon nella sua versione internazionale - è un nome che ricorre in innumerevoli luoghi del Vecchio e del Nuovo Mondo, e che è stato dato non solo a numerose città degli Stati Uniti, dal nordico Wisconsin alla solare Florida, ma anche a composizioni di ogni genere musicale, ad una serie televisiva, e persino ad una ditta che produce bevande esotiche e ad una organizzazione umanitaria.

Dalle Montagne Rocciose alla lontana Australia, dalla letteratura norvegese alla musica elettronica francese, dalle pagine dei manga giapponesi al Rubikonmodell degli psicologi tedeschi. il successo del Rubicone sembra non avere confini, e dappertutto è un marchio facilmente riconoscibile che evoca gesta eroiche, scelte coraggiose, punti di non ritorno. Il suo nome non necessita spiegazioni, il suo richiamo sul pubblico è potente: ecco perché uno scrittore di successo come Tom Holland ha deciso di intitolare Rubicon il suo recente best-seller sulla storia romana, o perché un modello di Jeep esibisce con orgoglio il suo nome, che ha passato persino ad un impegnativo percorso per fuori-strada tra le accidentate montagne della California.

Il risoluto gesto di Cesare che cambiò la storia di Roma è il modello con il quale ogni uomo in cerca di fama si è dovuto misurare. “Attraversare il Rubicone” è una cosa per uomini veri: un’espressione divenuta comune in numerose lingue per indicare una decisione irrevocabile, che non si può più cambiare.

Il paradigma si ripete anche ai giorni nostri: “abbiamo attraversato il Rubicone” sono state le parole con cui il presidente americano George W. Bush ha dato inizio alla seconda guerra contro l’Iraq per punire i supposti responsabili dell’attacco alle Torri Gemelle di New York. Nel commentare le parole di Bush sul prestigioso Independent, persino Robert Fisk, uno dei giornalisti più acuti e colti dei nostri tempi, ha sviluppato il confronto con l’illustre gesto di Cesare, e per indicare i rischi cui andava incontro l’America ha ammonito il presidente ricordandogli che il Rubicone — cioè la scelta di scatenare una guerra — “è un fiume ampio”, e per questo pieno di insidie, difficile da attraversare. Proprio così: un fiume ampio. Non è proprio possibile immaginare Cesare prendere una decisione così importante su sponde meno maestose di quelle del Nilo. del Reno, o almeno del Tevere. E la tradizione pittorica, ereditata ora dai film e dai documentari televisivi, ci ha abituati a vedere Cesare che tra spruzzi di acqua, nitrire di cavalli e acclamazioni di soldati si lancia impavido e fiero nelle acque turbolente di un fiume impetuoso, come nel recente Il lato oscuro del potere trasmesso su History Channel.

Si potrebbe provare a correggere l’errore, a spiegare che l’augusto Rubicone non è mai stato così, che il suo corso è forse un po’ meno imponente, o che le sue sponde non sono proprio così grandiose, ma che possiamo farci? Ormai, si sa, il dado è tratto.

(Fabio Pesaresi - da "Guida alla mostra documentaria Alea Iacta Est. GIulio Cesare a Savignano sul Rubicone")

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