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S. Giovanni in Compito, "Competo Mutatio"

I materiali archeologici rinvenuti recentemente nei pressi della pie vedi San Giovanni in Compito (ex lottizzazione Teodorani), in particolare un complesso produttivo con almeno dieci fornaci dell'età del ferro (VII-VI sec. a.C.), confermano una frequentazione della zona già in epoca preromana.

Con la fondazione di Rimini (Ariminon) nel 268 a.C., inizia un’importante fase di appoderamento del territorio circostante, dapprima fino al Marecchia, successivamente fino al suo limite settentrionale, il Rubicone, confine fra la Gallia Cisalpina e l’Italia.

La convivenza nei territori di confine non era facile, ma necessaria. Non lontano da qui c’è una località chiamata Montilgallo (Mons Gallicus) e dal territorio proviene la testa di una piccola scultura in terracotta di epoca romana, che raffigura proprio un Gallo con il caratteristico monile al collo (torques), attualmente esposta nel Museo Archeologico del Compito, fondato intorno al 1930 dal parroco della pieve Don Giorgio Franchini.

L’evento che rese questo sito significativo fu la creazione della via consolare Emilia nel 187 a.C. e la successiva trasformazione in crocevia di strade (Compitum), caratterizzato da un luogo sacro, o meglio un tempio compitale a conforto dei viaggiatori lungo il loro cammino: da questo alla indicazione "ad Confluentes" sulla Tabula Peutingeriana oppure alla "Competo mutatio", luogo di sosta per i viaggiatori, segnalata nell’itinerario romano noto come Itinerarium Burdigalense, perché scritto nel 333 d.C. da un pellegrino diretto a Bordeaux, il passo è breve.

A partire dall’Ottocento, come ricorda Luigi Nardi (Dei compiti feste e giuochi compitali degli antichi... Pesaro 1827). sono emersi nell’area della pieve di San Giovanni numerosi rocchi di colonna, di cui oggi purtroppo rimangono solo pochi esemplari. In passato si credeva che in questo tempio compitale dovesse essere venerata una divinità femminile, di cui resta solo la porzione di una statua a grandezza leggermente inferiore al naturale, trovata nel 1935 a circa 100 metri dalla Chiesa e identificata in passato con Cerere o Cibele. E’ bene ricordare però che le divinità maggiori, ad eccezione di Venere, sono sempre rappresentate vestite, e forse si potrebbe trattare proprio di Venere, divinità della fertilità, alla quale ben si addice il cesto con i frutti della terra, che sorregge con la mano sinistra.

Gli scavi archeologici nell’ex lottizzazione Teodorani hanno messo in luce anche la glareata di un tratto di strada di epoca repubblicana, che interseca ad angolo acuto la via Emilia, ai margini della quale sono state scavate una ventina di tombe ad incinerazione ed inumazione di epoca pieno imperiale.

(Cristina Ravara Montebelli - da "Guida alla mostra documentaria Alea Iacta Est. GIulio Cesare a Savignano sul Rubicone")

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